Barbablù è una fiaba dai toni assai cupi e misteriosi particolarmente adatta a questo periodo dell’anno.
Tra le versioni della fiaba la più conosciuta è senz’altro quella di Perrault.
Vi è anche quella dei Grimm nell’edizione del 1812 che presenta un minor numero di personaggi.
Abbiamo scelto però quella presente nel libro della Pinkola Estes “donne che corrono con i lupi” che è un
misto di versione francese e slava .in quanto la sua analisi della fiaba risulta essere assai interessante.
Vi rimandiamo alla lettura di questo testo, precisamente al capitolo 2 dal titolo “Inseguendo l’intruso: la
prima iniziazione” che offre numerosi spunti di riflessione.
In questa versione, la protagonista della storia è la minore di tre sorelle. Tutte e tre conoscono Barbablù la
cui barba dall’insolito colore è un chiaro segno di qualcosa di strano, ma l’uomo si mostra brillante e
piacevole e loro ne rimangono piacevolmente colpite; però alla fine di quella piacevole giornata le due
sorelle più grandi non si fidano, “sentono” che qualcosa in Barbablù non va. La figlia minore invece
pensa che una persona così affascinante non possa essere cattiva. E così “la barba le pareva meno blu”.
In sostanza le due sorelle hanno dalla loro un certo potere istintuale: l’intuito, la sensibilità acuta, la
lungimiranza. La sorella più giovane, più inesperta e quindi più incline a lasciarsi fuorviare viene alla fine
ammaliata dal fascino di questo “mago mancato”. E si convince che questo uomo non è cattivo.
Si pone il seguente dilemma: quante volte il nostro intuito ci ha messo in allarme e non l’abbiamo
ascoltato? Per dirla con la fiaba, Quante volte abbiamo visto la barbablù di una persona o di una
situazione e invece abbiamo deciso tacitamente di non vedere, di non sentire?
Altro tema che emerge: la proibizione. Barbablù proibisce alla giovane protagonista di usare la chiave
piccola. Tutti noi abbiamo vissuto la tentazione di fare il contrario di ciò che ci viene detto. “non fare
questo” e noi lo facciamo, “non uscire” e invece usciamo di nascosto, non usare la chiave piccola e noi la
vogliamo usare. Perché è nella natura umana conoscere, genuinamente incuriositi dalla vita. Proprio per
questo desiderio di conoscenza, la ragazza apre la porta. E vede ciò che prima non aveva voluto vedere.
La natura oscura di Barbablu. Le ragazze fuggono spaventate, terrorizzate. La piccola chiave caduta nel
sangue sul pavimento non si pulisce, rimane insanguinata. Ora è un marchio indelebile: significa che una
volta compresa la profonda verità non si può più tornare indietro. Si deve avere il coraggio di affrontarla.
Ed è per questo che bisogna essere vigili, forti e preparati.
Non a caso la sorella chiama in suoi aiuto due fratelli, che “rappresentano la benedizione della forza e
dell’azione”. E in questo modo gli occhi che prima non volevano vedere son sostituiti da occhi vigili di
due guerrieri pronti a difendere la fanciulla in difficoltà.
E Barbablù viene sconfitto. D’ora in poi la fanciulla (e noi con lei) abbiamo compreso che, Se dovessimo
incontrare persone alla Barbablù o situazioni che non ci convincono appieno, dobbiamo avere il coraggio
di dire di no, senza paura. Perché abbiamo compreso che l’intuizione non è cosa di poco conto: ignorarla
in favore di sole regole e ragionamenti può condurci alla morte di una parte intima e profonda di noi,
saperla ascoltare ci aiuta a rimanere “interi” con tanto di occhi vigili, sensazioni epidermiche e prontezza
di azione.


