Rappresentare questo breve racconto popolare valdostano, ci ha portato a riflettere su come gli antichi ritenessero sacra l’ospitalità, con rituali stabiliti e un tempo conosciuti da tutti.
Anche nell’Odissea, l’ospitalità riveste un ruolo fondamentale tanto che il suo mancato rispetto avrà esiti terribili (si pensi alla mancata ospitalità di Polifemo, il quale divora i compagni di Odisseo, il modo in cui Proci approfittando dell’ospitalità commettendo azioni esecrabili, accogliendo malamente un viandante, in realtà Odisseo stesso camuffato sapientemente dalla Dea Atena.. Infatti moriranno tutti.).
Nella nostra leggenda il viandante giunge da lontano, è infreddolito, giunge in una situazione di estrema difficoltà. E riceve solo porte chiuse, nessuna parola di conforto.
Immediatamente ci troviamo a prendere le parti del viandante, condanniamo chi non accoglie la sua richiesta di aiuto. Solo una vecchina lo ospiterà, rendendo onore alla sacralità delle antiche usanze.
Sorge in tutto ciò una domanda che non deve per forza avere una risposta immediata: come ci comporteremmo noi oggi di fronte ad un simile viandante? Siamo sicuri che porteremmo a lui l’ospitalità che merita, oppure andremmo incontro a dubbi, a esitazioni, a paure più o meno inconsce? In sostanza apriremmo a lui la porta nella maniera in cui lo fa la vecchina?
la vecchina è presentata come un essere fragile, vive da sola e ha una mucca che le da quel poco latte per sopravvivere…eppure questa vecchina, l’anello più debole, apre la porta al viandante, con una frase di un’umanità spiazzante: “Povero il mio uomo! Chi non ha nulla può dividere soltanto la miseria. Ma entrate, non state sull’uscio!”. Lo fa perché non ha niente da perdere? Oppure perché empatizza con la solitudine di quell’uomo, perché la vive pure lei?
Non mostra paura e Il viandante a quel punto varca l’uscio al confine tra i due regni del dentro e del fuori, entra nell’umile casetta della vecchia: la sua interiorità.
E’ nel punto in cui le nostre difese, i nostri muri crollano, che possono succedere cose che non ci si aspetta. Dalla condivisione del poco può nascere la meraviglia . La vecchia non ospita il viandante per un qualche ritorno, lo fa perché le accade di farlo, in un presente vivo e senza calcoli. E il latte, Nutrimento primo della nostra vita, sgorga a quel punto copioso come non mai dalla vecchia mucca: l’abbondanza ora abita nella casina .
Riporto di rimando una timida risposta al dubbio avanzato di sopra: forse non siamo in grado di comportarci come la vecchia, (i tempi sono cambiati e spesso anche la buona fede) ma capiamo che a volte rinunciare al nostro tempo così prezioso che tanto
ci manca, per condividere un sorriso, una gentilezza verso un viandante che capita per caso nel cammino frettoloso della nostra vita, è un piccolo passo per permettere al meraviglioso di entrare nella nostra interiorità e sentire sgorgare in noi quella pienezza di
vita che nutre il nostro essere (umani).
LINK ALLA FIABA 👉 “Il viandante respinto”


