Pocapaglia era un paese posto in cima a una collina dai fianchi ripidi.
Nel racconto si insiste sulla difficile accessibilità del paese: “così erto”. Era una comunità montana autosufficiente, che vive di allevamento, pastorizia.
Pocapaglia attira su di sé malignità: troppo pacifici sono i Pocapagliesi, perchè non gli piace litigare con nessuno.
Pocapaglia ha anche il suo eroe: Masino. All’inizio è cagionevole, debole. I suoi per irrobustirlo un po’ gli hanno fatto fare un bagno nel vino caldo. Una sorta di battesimo, un rito di iniziazione. Interessante notare che per scaldare il vino non si siano serviti di una comune fiamma, ma di un “ferro di cavallo rosso come il fuoco”.Si potrebbe dire che Masino è stato battezzato col ferro e con il fuoco (ferro ignique direbbero i latini in una formula molto conosciuta).
Ma con questi aspetti Masino potrebbe avere solo in sé l’aspetto guerriero distruttivo ( “ferro ignique vastare”, mettere a ferro e fuoco).
Ci vuole la riflessione, l’intelligenza: la mamma lo sa e lo mette in culla “in un guscio di castagna ancora verde, che, essendo amaro, dà intelligenza”. Mitiga ovvero l’aspetto guerresco conferendogli la capacità di ascoltare i problemi degli altri.
In sostanza Masino cresce con qualità importanti: è forte fisicamente, è furbo e intelligente.
Quando diventa grande, parte come soldato per l’Africa. Un paese selvaggio dove ci son i leoni: “hic sunt leones” gli antichi romani, popolo dedito alla guerra, così segnavano il confine delle zone in Africa non ancora esplorate e quindi molto pericolose. Masino con ogni probabilità si è inoltrato lì.
Proprio con quella partenza, a Pocapaglia cominciano ad avvenire Fatti misteriosi. I buoi, le vacche, venivano rubati dalla maschera micillina. Calvino ci fa sapere che “masca o Mascra nei dialetti piemontesi equivale a strega”, qualcosa che si ricollega ad una presenza sinistra, agisce di notte, quando c’è buio. I contadini cercano di far luce sulla faccenda, accendono dei gran falò, ma niente da fare. La maschera micillina li tramortisce e ruba vacche e buoi, ovvero ruba la vita ai pocapagliesi.
I quali sempre di più si chiudono in loro stessi, hanno paura ad uscire, non vanno più nel bosco, non portano le bestie alla pastura, insomma incominciano a smettere di (sopra)vivere a causa della paura.


